Criteri della scansione elettronica

Cristiana Cartocci
CRITERI DELLA SCANSIONE ELETTRONICA

Le riproduzioni digitali dei manoscritti che corredano il Corpus Rhythmorum costituiscono un insieme dalle caratteristiche molto eterogenee: alcune immagini sono a colori, altre in bianco e nero, alcune riproducono fedelmente l'aspetto materiale del documento originale, altre si limitano a presentare il suo contenuto, con diversi gradi di leggibilità della scriptio che compone il testo. Questa difformità, che si è cercato di minimizzare attraverso un intervento di elaborazione digitale delle immagini, è dovuta al fatto che le riproduzioni sono state realizzate in tempi e con tecniche diverse.

È possibile suddividere le immagini dei manoscritti in quattro gruppi, in base al formato analogico originale dal quale è stata ottenuta la riproduzione digitale.

    RIPRODUZIONI OTTENUTE DALLA SCANSIONE DI MICROFILM
  1. Per la conversione in digitale dei microfilm è stato utilizzato uno speciale scanner interfacciato ad un PC, capace di acquisire immagini a varie risoluzioni e fino a 256 livelli di grigio. Queste riproduzioni sono quelle che hanno presentato le maggiori problematiche in termini qualitativi, dovute principalmente alla cattiva qualità dei microfilm pervenuti dalle biblioteche, in bianco e nero e spesso contenenti immagini sfocate, sottoesposte o male inquadrate. In questi casi si è cercato di sopperire ai limiti dell'originale intervenendo sull'immagine digitale con un software di elaborazione grafica (Adobe Photoshop CS), lavorando, caso per caso, sulla luminosità e sul contrasto dell'immagine, ritagliandone i margini, raddrizzandola e in alcuni casi intervenendo con uno speciale pennello ('strumento brucia') sui pixel della scrittura per enfatizzarla e contrastarla maggiormente dallo sfondo.

    Questo intervento è stato necessario in particolare per il manoscritto 1154 della Bibliothèque Nationale di Parigi. Si tratta di un codice che tramanda un gran numero di testi, perciò si è scelto di richiedere alla biblioteca le riproduzioni a colori soltanto di alcune carte, quelle in cui compaiono i neumi, e di acquisire le restanti immagini dal microfilm di cui si disponeva. Il manoscritto però ha una caratteristica grafica particolare: alcune lettere o frasi intere sono decorate con un inchiostro verde che si sovrappone a quello della scrittura. Questo ornamento riduce notevolmente la leggibilità della scriptio nelle riproduzioni monocromatiche. Per ovviare a questo problema è stato necessario effettuare le scansioni aumentando drasticamente il valore di luminosità e cercando successivamente di restituire un maggiore contrasto tra la scrittura e lo sfondo con lo strumento brucia.

    Nel complesso si è cercato di aumentare la leggibilità dei documenti, evitando però di introdurre elementi di arbitrarietà attraverso un intervento troppo pesante. è stato ovviamente impossibile in questo caso restituire l'aspetto originale dei manoscritti, che invece è reso molto bene dalle immagini a colori.

    Sono tratte da microfilm le riproduzioni dei manoscritti di Bruxelles 8860-8867, Clermont-Ferrand 240 (189), Leiden Voss. lat. Q. 69, Napoli IV G 68, il già citato Paris lat. 1154 (immagini monocromatiche), Sankt Gallen 2 e Pfäfers X.

  2. RIPRODUZIONI OTTENUTE DALLA SCANSIONE DI DIAPOSITIVE E NEGATIVI

    Le immagini di questo gruppo sono state acquisite mediante uno scanner piano con supporto retroilluminato per la scansione di diapositive e negativi e uno scanner per microfilms. Queste riproduzioni presentano minori problematiche di quelle ottenute dai microfilm, principalmente per il fatto di essere a colori. Tuttavia, anche effettuando la scansione ad una risoluzione molto alta (1600 dpi o superiore), l'immagine ottenuta non risulta perfettamente nitida, i contorni sono sfocati e i colori leggermente alterati. Questo è dovuto ai limiti tecnologici dell'hardware a disposizione che, tra gli scanner per diapositive e negativi, si pone in una fascia intermedia, non professionale. Il successivo intervento di fotoritocco ha permesso di risolvere, almeno parzialmente, questi problemi, lavorando sul bilanciamento delle componenti cromatiche RGB ed applicando all'immagine filtri per enfatizzare il contrasto dei pixel. Le immagini risultanti sono abbastanza leggibili e in più restituiscono, almeno parzialmente, l'aspetto materiale del manoscritto.

    Sono tratte da diapositive o negativi le riproduzioni dei manoscritti di Bruxelles 15111-28, Paris lat. 1121 (ff. 234v-235r), Salzburg a.XI.2, Città del Vaticano Reg. Lat. 334 (f. 55r) e Urb. Lat. 602.

  3. RIPRODUZIONI OTTENUTE DALLA SCANSIONE DI STAMPE FOTOGRAFICHE

    Le stampe fotografiche sono state acquisite in digitale mediante lo scanner piano, questa volta utilizzato senza il supporto per diapositive e negativi. La buona risoluzione hardware del gruppo ottico dello scanner, combinata ad un attento lavoro di calibrazione ripetuto per ogni immagine, ha permesso risultati qualitativamente soddisfacenti, anche se diversificati. Gli originali pervenuti dalle biblioteche erano infatti di varia natura: stampe a colori e monocromatiche, formati standard (10 x 13 cm) e ingrandimenti (fino all'A4), scatti realizzati da tecnici specializzati con macchine professionali, in condizioni ottimali di illuminazione e posizionamento del manoscritto e scatti realizzati "artigianalmente" dai bibliotecari con i semplici mezzi a loro disposizione. I principali interventi in fase di fotoritocco per questo gruppo di immagini hanno riguardato il taglio dei bordi, il raddrizzamento delle immagini e l'eliminazione di eventuali oggetti utilizzati per sostenere il manoscritto, come leggii, pinze o le stesse mani degli operatori.

  4. FOTOGRAFIE DIGITALI

    Negli ultimi anni molti istituti di conservazione hanno intrapreso delle campagne di digitalizzazione del loro materiale librario antico utilizzando la tecnica della fotografia digitale che, se messa a punto con criteri di qualità standard minimi, consente risultati eccellenti a costi contenuti. Le riproduzioni digitali, archiviate in formato più o meno compresso (tiff o jpeg), sono in grado di restituire in modo ottimale sia la leggibilità della scriptio (talvolta persino aumentandola), sia l'aspetto materiale del manoscritto e vanno così a costituire un patrimonio importante per estendere la fruizione dei documenti nel tempo e nello spazio. Molte delle immagini che corredano il Corpus Rhythmorum sono pervenute dalle biblioteche direttamente in formato digitale. L'unica operazione software che si è resa necessaria in questi casi è stata quella di ridimensionamento dei file in modo da raggiungere un buon compromesso tra spazio occupato su disco e risoluzione dell'immagine.

A tutte queste considerazioni sull'aspetto qualitativo delle immagini ne va aggiunta una finale: è necessario sottolineare che gli 80 codici riprodotti nel Corpus si trovano in condizioni di conservazione molto diverse. Pur non avendo preso diretta visione del materiale librario, ho avuto modo di verificare, attraverso le descrizioni dei codici, quali sono i casi per i quali la cattiva qualità della riproduzione dipende principalmente dal degrado del documento. Anche in questo caso ovviamente la leggibilità della scrittura è direttamente proporzionale alla bontà della riproduzione, perciò le maggiori problematiche si riscontrano per le riproduzioni in bianco e nero dei seguenti codici:

  • ms. 29 della Bibliothèque Municipale di Autun (in particolare il f. 148v, 33r e 33v), che presenta numerose macchie e tracce di umidità diffuse, inchiostro sbiadito e deformazioni del supporto membranaceo;
  • ms. 8860-8867 della Bibliothèque Royale di Bruxelles (carte iniziali), che presenta macchie, tracce di umidità e imbrunimento della pergamena;
  • ms. 240 (189) della Bibliothèque Municipale di Clermont-Ferrand, che presenta tracce di umidità e inchiostro sbiadito;
  • ms. 14/127 della Biblioteca Capitolare di Monza, che presenta diffuse tracce di umidità, fori, strappi, margini lacerati e inchiostro sbiadito.

In un particolare caso infine, quello di alcune pagine del manoscritto di Verona 90, il testo del ritmo è tramandato dalla scriptio inferior, ormai praticamente invisibile alla luce normale. è possibile che in passato il testo sia stato letto e quindi trascritto utilizzando un acido come reagente per far risaltare la scrittura inferiore, una tecnica molto invasiva oggi proibita. Non potendo disporre di strumenti per l'indagine spettrometrica a raggi ultravioletti o infrarossi (l'istituto di conservazione non li possiede e non consente di trasportare altrove il manoscritto) con i quali si otterrebbero probabilmente migliori risultati, si è scelto di fotografare il manoscritto alla luce della lampada di Wood (che ha una lieve emissione ultravioletta), in modo da ritrarre le migliori condizioni di visibilità della scriptio inferior alle quali è oggi possibile accedere al manoscritto.