Il progetto presenta l’edizione
critica delle poesie ritmiche latine musicate dei secoli IV-IX e restituisce
per la prima volta – a stampa e in formato digitale – i testi insieme alle
relative musiche. Si tratta delle prime composizioni latine in versificazione
non più quantitativa ma ritmica, cioè sillabotonica (fondata su criteri
accentuativi e sillabici). Questa tradizione testuale inizia nel IV secolo con
lo Psalmus responsorius del Papiro di Barcellona e con
lo Psalmus contra Donatistas di Agostino e trova una prima
sistemazione matura nell’epoca carolingia, per poi svilupparsi in dimensioni
grandiose nella lirica europea, latina e vernacolare, dei secoli successivi,
fino ai Carmina Burana e alle Fleurs du mal. Di
questa tipologia versificatoria, da cui nasce la poesia occidentale moderna,
il Corpus raccoglie in una prima fase le liriche che
presentano una tradizione musicale, quelle cioè della cui esecuzione cantata i
codici hanno conservato traccia in una notazione neumatica: potremmo definirle
in un certo senso le prime "canzoni" della cultura europea di cui ci
sia giunta la musica.
I PROLEGOMENI
Il progetto è nato dalla
confluenza di ricerche musicologiche in corso a Cambridge e ricerche
filologiche condotte ad Arezzo e Firenze: due linee parallele che hanno trovato
un terreno di coltura comune nel programma di euroconferenze Poetry of
early medieval Europe realizzato con fondi della Commissione Europea
negli anni 1998-2000. Questo programma ha consentito la formazione di un’équipe
di ricerca internazionale, riflessa nella composizione del Comitato Scientifico
e nell’elenco degli editori e dei collaboratori all’edizione, e l’elaborazione
di due volumi con 44 studi preparatori, presentati in tre convegni ad Arezzo,
Ravello e München (integrati da un workshop a Burgos nel 2003), che hanno
profondamente innovato gli studi sull’argomento e che vogliamo considerare i
veri e propri prolegomeni all’edizione: riguardano la storia della
versificazione, i confronti con la metrica di altre letterature coeve, la
storia della tradizione manoscritta, le teorie linguistiche, le considerazioni
sui metodi filologici adatti a questo tipo di testi, l’analisi di singole
liriche, l’anticipazione di editiones principes del Corpus ,
il rapporto con la musica, le potenzialità scientifiche della tecnologia
informatica e altri temi correlati all’edizione. A questa messe di lavori, per
i quali rinviamo ai volumi citati (Poesia dell’alto medioevo 2000, Poetry 2003, Poesía
medieval 2005), si aggiungono ovviamente le introduzioni generali mia
e di Sam Barrett all’edizione, l’introduzione di Patrizia Stoppacci ai
manoscritti, e la premessa di Giacomo Baroffio alle trascrizioni moderne delle
musiche e ai criteri della loro esecuzione cantata, registrata nel CD-ROM,
mentre una serie di studi sulla composizione e diffusione delle grandi raccolte
manoscritte e un bilancio dei risultati relativi a lingua e metro sono previsti
in chiusura del Corpus .
VOLUMI PREVISTI
La scansione che abbiamo
previsto per la pubblicazione prende avvio dalle poesie religiose o profane
tramandate in raccolte testuali non liturgiche (esclusivamente o anche in
raccolte non liturgiche), edite in questo volume/ cd e nel successivo (dedicato
ai ritmi computistici e ai calendari ritmici musicati), per poi proseguire con
gli inni e le altre composizioni liturgiche a carattere ritmico. Questa
articolazione, che potrà subire variazioni in base alle decisioni del comitato
scientifico e alla disponibilità delle risorse, dipende in primo luogo dalle recenti
ricerche, dovute soprattutto a Sam Barrett, sulla musica dei grandi canzonieri
latini altomedievali e si collega così a una valorizzazione, se non a una vera
e propria riscoperta, della dimensione anche laica della produzione
poetico-musicale dell’alto medioevo latino, ed europeo. Ne possiamo analizzare
le motivazioni scientifiche nell’introduzione all’edizione musicale dello
stesso Barrett (vd. infra).
Ogni tomo comprenderà un
volume, con l’edizione "ricostruita" (comunemente detta
"critica") dei testi e delle notazioni musicali e le relative
introduzioni specifiche e generali, e un CD-ROM con le trascrizioni, le
riproduzioni dei manoscritti (finché le risorse ne permetteranno
l’acquisizione) e le schedature musicali, metriche e linguistiche, con un programma
di ricerca che fungerà anche da generatore di indici di qualsiasi tipo. Le
trascrizioni sono accompagnate nel CD-ROM da osservazioni non sistematiche su
grafia, mise en page, divisione strofica e interpunzione metrica.
Nel caso di musiche che
abbiano avuto trascrizioni anche moderne, come in questo primo tomo, la sezione
musicale del CD-ROM contiene anche una visualizzazione delle trasposizioni su
pentagramma e le registrazioni audio delle relative esecuzioni cantate, di
solito limitate alla prima o alle prime due strofe (vd. la premessa di Giacomo
Baroffio), la cui linea melodica abitualmente veniva poi ripetuta per tutta la
canzone: un dato che nessun libro a stampa avrebbe potuto ospitare ma che
contribuisce a una fruizione dei "ritmi" certamente più vicina a
quella originale.
L’ordine dei testi è
provvisoriamente alfabetico per incipit, ma il CD-ROM sarà in grado di produrre
ordinamenti cronologici o di altro tipo, così come di creare indici e
concordanze di parole, elenchi, manoscritti e altri dati.
LA FORMA DIGITALE
L’altra novità che
questo Corpus intende proporre non solo nei contenuti, ma
anche nel metodo è infatti la forma digitale dei materiali che accompagnano il
volume a stampa: per la prima volta si presentano, oltre al testo criticamente
ricostruito in una o più redazioni, tutte le trascrizioni di tutti i testimoni
(più di 170) e le riproduzioni fotografiche di ogni manoscritto, le cui
autorizzazioni sono state concesse da 46 biblioteche di tutta Europa. Questo
consentirà al ricercatore non solo di poter verificare direttamente sulla fonte
il lavoro ecdotico proposto, condizione che viene sentita come sempre più
necessaria a un’edizione che voglia essere autenticamente critica, ma
soprattutto di avere a disposizione i materiali per qualsiasi studio o perfino
edizione alternativa sui medesimi testi e sulle medesime musiche.
Questi elementi,
articolati in centinaia di campi, sono poi corredati da una schedatura
analitica dei dati paleografici, musicali e linguistici – consultabile solo sul
CD-ROM, come le trascrizioni e le foto – che si può interrogare tramite un
programma di ricerca appositamente elaborato da Luigi Tessarolo. La schedatura,
dovuta a studiosi di varie università europee, è tenuta in costante
aggiornamento e incremento sul sito internet del Corpus (http://www.corimu.unisi.it )
che intende presentare lo stato più avanzato dell’edizione e costituire un
terreno di discussione aperta sui temi scientifici collegati all’edizione: lo
studio della lingua latina nel periodo di transizione alle lingue protoromanze
e lo studio della versificazione latina nel periodo di transizione dal metro al
ritmo. Problemi su cui si susseguono dati e ipotesi interpretative testimoniate
per la linguistica dai convegni triennali su Late and Vulgar
Latin con il relativo imponente retroterra bibliografico, e per la
metrica dalle tesi contrastanti di Pighi, Meyer, Norberg e Klopsch, oltre che
dei romanisti come D’Ovidio, Paris, Avalle, Roncaglia o Spanke. A questo
proposito confidiamo sull’utilità che, per una considerazione sistematica dei
problemi, potrà avere una riedizione dei testi che tenga maggior conto delle
molteplicità di redazioni e del contesto performativo, musicale, e in ultima
analisi orale attestato dalla tradizione manoscritta, e la disponibilità
completa di materiale critico e di dati filologici confrontabili grazie a un
motore di ricerca. Già dai primi sondaggi, infatti, emerge una situazione
certamente molto frastagliata e magmatica, con tendenze all’anisosillabismo
tipiche delle fasi primitive delle nuove versificazioni (si pensi alla storia
della poesia italiana, francese e spagnola), ma si apprezza anche una forza
propulsiva dell’impulso ritmico da inizio a fine verso e un condizionamento
della musica che alcune ipotesi contraddittorie di Norberg avevano forse
oscurato.
La schedatura potrà
incrociare la consultazione di questi dati con i dati generali sul testo
(autore, datazione, manoscritti, bibliografia) per combinare ricerche
impensabili con gli strumenti convenzionali, come individuare le aree di
maggior diffusione di determinate melodie o di determinati temi, il periodo di
sviluppo di certi schemi metrici o di qualche fenomeno linguistico, la presenza
di un certo dato in un autore o in un’area geografica, ecc.
L’ANALISI LINGUISTICA
I criteri di queste
schedature sono stati elaborati dal comitato scientifico specificamente per il
progetto Corpus . Esse sono state effettuate a due livelli. Un
primo livello registra le divergenze più evidenti del testo rispetto alla
grammatica convenzionale del latino classico e postclassico, suddiviso in
sezioni tradizionali fonetiche (vocalismo, consonantismo, accentazione),
morfologiche (nome e verbo) e sintattiche, in base a un elenco di fenomeni
suggerito da Peter Stotz e integrato da me, e realizzato da Lucie Dolezalova e
Nadia Togni; dove ci sembrava possibile quest’analisi è stata condotta non solo
sul testo ricostruito ma anche sulle versioni offerte da singoli testimoni. Un
secondo livello tenta invece un’analisi sperimentale di linguistica diacronica
utile a fornire indicazioni sul grado di sofisticazione del linguaggio e, in
prospettiva, sulla distanza o sulla prossimità del latino di queste poesie agli
sviluppi romanzi: statuto sociolinguistico (livello culturale dell’autore,
destinatari, zona linguistica); frequenza delle preposizioni in rapporto al
numero di enunciati e in rapporto ai casi; statistica delle disgiunzioni
verbali (grado di separazione fra soggetto e verbo), nominali (separazione fra
elementi del SN = nome/aggettivo/participio), studio del rapporto topologico
(posizione rispetto al verbo del blocco SN in accusativo = SN2, posizione
rispetto al verbo del blocco SN in caso obliquo dativo/ ablativo = SN3,
posizione del blocco SN4 = genitivo o dativo rispetto al blocco SN che esso
completa), fraseggio (idiomatismi in segmenti brevi da 2 a 4 parole o in
segmenti lunghi, e successione di segmenti lunghi), e l’incrocio possibile di
questi dati con quelli su accentazione e ritmo che vengono registrati nello
schema di analisi della versificazione. Questa schedatura è stata effettuata da
Francesca Sivo e Nadia Togni.
Il programma informatico
consente di effettuare ricerche su ognuno di questi fenomeni e anche su ogni
termine di ogni edizione e ogni trascrizione, anche se ovviamente si tratta di
ricerca sulle singole forme e non su lemmi, che su materiale di questo tipo
sarebbe stato arbitrario fissare in maniera definitiva.
Sui risultati di queste
indagini i linguisti del comitato scientifico (Banniard, Stotz, Spaggiari)
proporranno le loro ipotesi interpretative quando avremo a disposizione i dati
di tutto il Corpus , ma già i sondaggi effettuati finora (ad
es. F. Stella, Prossimità al protoromanzo 2006) rivelano
correlazioni interessanti fra i valori bassi di alcuni indici di prossimità e
gli autori accreditati di maggiore cultura tradizionale, e nel contempo
manifestano alcune contraddizioni che possono fornire elementi di riflessione
alla storia della lingua e dello stile poetico latino.
I CRITERI DELL’EDIZIONE TESTUALE
Le edizioni, presentate
in ordine alfabetico di incipit, sono state realizzate per la maggior parte dai
filologi che hanno collaborato al processo di preparazione del progetto,
secondo le proprie competenze e inclinazioni. Le acquisizioni scientifiche
delle prime tre riunioni e dei relativi volumi hanno costituito la base per uno
standard di conoscenze condiviso. La finalità non solo filologica ma anche
linguistica della ricerca si associa alla sempre più condivisa esigenza di
testi che rispecchino documenti effettivamente circolati in un contesto storico
nel consigliare il maggior rispetto possibile del testo tràdito, salvo
ovviamente l’errore meccanico che si riveli con evidenza come tale. Su questa
base sono state elaborate indicazioni comuni che caratterizzano questa
edizione, e a cui si sono adeguati tutti i collaboratori, ma ognuno in diversa
misura e secondo la propria sensibilità:
Variazioni allo standard
si possono registrare nella scelta di inserire o non inserire notazioni di
commento e discussioni più o meno analitiche degli errori-guida, e di
approfondire o meno le ipotesi attribuzionistiche: in generale, comunque, i
limiti anche fisici di un’edizione che per 28 poesie occupa solo nella versione
a stampa oltre 600 pagine hanno consigliato di fornire in questa sede solo il
testo e gli elementi usati per la sua ricostruzione e per l’analisi
"metrica" e linguistica. Ogni studio ulteriore potrà basarsi su
questi dati, e soprattutto sul confronto fra questi e l’edizione musicale, ma
dovrà necessariamente andare oltre.
Nel complesso sarà utile
ricordare che non si tratta in alcun modo di un rifacimento della benemerita edizione
Strecker dei Rhythmi di età merovingia e carolingia: sia perché questa è la
prima edizione che comprenda anche le musiche, che Strecker e gli altri editori
invece non pubblicano; sia perché dei 28 testi presenti in questo volume molti
non erano compresi nella raccolta Strecker o perché editi da Dümmler o Traube
in un volume precedente dei Poetae Latini aevi Carolini, o perché
ancora sconosciuti (Adam, Arbor natus). In generale l’ultima edizione
dei testi già editi fra questi 28 è dispersa fra quattro volumi dei Poetae,
edizioni su rivista (Adam), edizioni di singoli autori (Norberg per
Paolino d’Aquileia, Weber per Gotescalco), edizioni in miscellanee (Aurora)
o in antologie (A solis). Il caso sarà ancora più vistoso per il volume
sugli inni ritmici, che Strecker ha intenzionalmente escluso dalla sua
raccolta.
DEBITI
è inutile dire che
un’impresa di questa mole e complessità, quale che ne sia la qualità dei
risultati, ha debiti con un’infinità di persone e istituzioni, ed è impossibile
ricordarle tutte. Gli enti che hanno collaborato sono elencati nel frontespizio
dell’edizione, così come gli editori e i collaboratori al CD-ROM. Ma non posso
omettere un pensiero grato a Claudio Leonardi, che questo Corpus ha
voluto e favorito; a Caterina Tristano e ai giovani paleografi del CISLAB, che
ne hanno sostenuto gli esordi; ai "pionieri" che hanno partecipato
alle tre euroconferenze; ai colleghi ignoti che ne hanno consentito l’onerosa
realizzazione fornendo le valutazioni positive che hanno valso al progetto i
finanziamenti richiesti al Ministero della Istruzione Ricerca e Università; ai
membri del comitato scientifico e in particolare a Konrad Vollman che ha
generosamente riletto l’intero volume; alle collaboratrici Alessandra Terracina,
Cristiana Cartocci, Elisa Brunoni, Arianna Ciula, Patrizia Stoppacci che hanno
contribuito con competenza e paziente dedizione alla risoluzione dei tanti
problemi tecnici, filologici, informatici e redazionali che il Corpus –
e le iniziative ad esso collegate – hanno presentato. A Luigi Tessarolo, la cui
perizia tecnica è pari alla capacità di comprendere le problematiche
filologiche. E ad altri, che hanno cominciato con noi e che per diversi motivi
non hanno accompagnato l’impresa fino all’arrivo ma il cui contributo è stato
comunque prezioso.
Con tutto ciò, in molti
dettagli il risultato di questa fatica è, agli occhi di chi lo ha progettato,
ancora lontano da quel che ci si immaginava e forse sproporzionato al costo
finanziario, scientifico e umano che ha richiesto. Su questo hanno pesato
certamente la convinzione in una filologia del documento e della ricezione
creativa, che ha comportato la definizione di esigenze filologiche molto
impegnative e due decisioni nuove rispetto alle convenzioni ecdotiche del
settore: l’adozione di una pubblicazione che, per registrare tutte le
forme del "testo", prevede per molti elementi una forma digitale, che
andava progettata ex novo e che ha richiesto l’elaborazione di un software
specifico – e la necessità di acquisire, conservare e pubblicare tutte le 140
riproduzioni delle fonti dalle 40 biblioteche che le posseggono, esigenza che
ha richiesto come si può capire una mole enorme di lavoro anche tecnico e
burocratico. Decisioni che hanno spesso bloccato la conclusione di progetti
analoghi, e che non siamo sicuri di avere in futuro il personale e le risorse
per poter mantenere nei prossimi volumi. Ma nel suo impianto di base questo
esito tutto sommato rispecchia abbastanza fedelmente l’idea originaria e si
sforza di proporre un modello nuovo di edizione, che tradisca il meno possibile
la creativa mobilità e il contesto esecutivo del testo medievale. Quando
l’entusiasmo per la ricerca si raffredderà sotto il peso di incombenze
universitarie sempre più ramificate e improprie, quello che possiamo sperare è
che si trasmetta a coloro che sono ancora in grado di percepirne l’appello e li
sostenga nell’impegno a superare ogni volta la comodità delle convenzioni.