| Note | I neumi aggiunti in Mü5, che sono i più antichi, appartengono
alla tipologia sangallese: sembra assente l’utilizzo del punctum, ma sono accuratamente segnalati i vari fenomeni di
liquescenza che danno indicazioni esecutive riguardo alcuni nessi consonanti,
specie per i frequenti casi di incontro tra nasali e occlusive. I neumi in campo aperto, non previsti nell’atto della
stesura del testo, sono trascritti nell’esiguo spazio interlineare e sono
perciò necessariamente adiastematici. I neumi sono scarsamente leggibili in più punti, per tale motivo la trascrizione è desunta da tutte le strofe e non rappresenta i neumi di una in particolare. |
| Melodia | Basandoci sulla sola sequenza dei neumi, che non varia, se
non in minima parte, tra le diverse strofe, possiamo accostare questa melodia a
quelle segnalate nei MMMA come mel. 4(5) (Klosterneuburg, Stiftsbibl. 1000 del
XIV s.) e 4(6) (Einsiedeln, Stiftsbibl. 366 del XII1); quest’ultima
presenta alcune divergenze rispetto alla 4(5), talora condivise con la nostra.
Entrambe sono state trascritte nei codici riportati dallo Stäblein proprio sul
testo di Ad caenam agni providi. |
Trasmissione | Nei MMMA Ad caenam agni
providi si trova legata alle melodie: n. 3 (Einsiedeln, Verona[1] e Gaeta),
4 (Klosterneuburg e ancora Einsiedeln); 58 (Innario cistercense); 71, 133 e 150
(Paris, BnF nal 1235); 103 (Moissac – Va4); 171 (Paris, B. de l’Arsenal 279 –
XIII s.); 414, 415 e 416 (Worcester). Oltre a Huesca, Archivo de la Catedral, 1, f. 26r, ormai tardo
(XI/XII s.), aggiungiamo tre codici. 1) München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 17027, s. X, affine a mel 4(5) - come Heusca,1 - e a mel 4(6) nei MMMA. 2) Oxford, Bodleian
Library, Misc. Lit. 366, f. 150v, s. XI, segnalato da Boynton[2], cientra nell’alveo della mel. 3 dei MMMA, ampiamente
utilizzata per Ad caenam agni providi.
Tuttavia, la variante che più le somiglia, pur tenendo conto dei leggeri scarti
tra le strofe già constatati da Boynton, è la 3(4), associata dallo Stäblein
(p. 229) ad Aurora lucis rutilat
in base al codice Klosterneuburg,
Stiftsbibliothek, 1000 (a. 1336). 3) London, BL Cott. Vesp. D.XII, ff. 69v-70r, s. XI m.,
segnalato da Boynton[3]. Presenta una notazione in campo aperto ma con tendenza
diastematica: si riconosce perciò con maggiore facilità la parentela con la
melodia riportata nei MMMA n. 171:113 (Paris, Bibl. de l’Arsenal 279, sec.
XIII). Nel testo non sono presenti anomalie sillabiche (il verso con prostesi è
corretto con et stolis albis candidi).
Infine, in Va4 i neumi aggiunti alla prima strofa sono
diastematici e la melodia che se ne ricava, già trascritta nei MMMA, sembra
essere un unicum nel repertorio del
canto gregoriano.
[1] La melodia nel Veronese è condivisa
con Aurora lucis e Rex Aeterne. Non vi sono discrepanze
testo-musica poiché è stato adottata la versione della famiglia α, dove le
anomalie sillabiche sono ormai corrette: #f. 86v# Ad cénam agni p(ro)vidi et
stolis albis can|didi post transitum maris rubri | #87r# christo canamus principi
Cuius corpus sanc|tissimum in ara crucis torridum cruore | eius roseo gustando
vivimus deo P(ro)tecti | pasché vespere a devastante \ang(e)lo/ erepti de
du|rissimo pharaonis imperio Iam pascha | nostrum christus est q(ui) immolatus
agnus est | sinceritatis azima caro eius oblata est | O vere digna hostia p(er)
quam fracta sunt | tartara redempta plebs capti+?+[[va]]ta | reddita vite
premio Cum surgit chr(istu)s | tumulo victor reddit de baratro | #f. 87v# tyrannum
trudens vinculo et reserans pa|radysum Q(uesumu)s auctor Gl(ori)a tibi
d(omine). [2] In Boynton, Susan, Orality, op. cit., p. 117.
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